...vieni... quale porta non hai aperto ancora?...

qualcosa accadrà, in voi ed in noi, soltanto  se la 
magia del teatro si sarà manifestata... è un itinerario
all'interno  della casa e dentro di noi... 

 

...non è un momento salottiero; un "teatro fatto in 
casa"; un"teatro alla moda " , un occasionale 
allestimento realizzato da epigoni più o meno 
interessanti. È piuttosto una concezione 
drammaturgica che porta ad utilizzare la totalità 
dello spazio; la drammatizzazione del vissuto e dello
spazio quotidiano ... non un "palchetto" occasionale
all'interno di un fabbricato, una sovrastruttura nella
struttura, ma il nostro appartamento, il luogo da noi 
da anni abitato. 

 

 


 

 

 

 

 ...Lì, la tua visita, il nostro percorso, dalla strada all'ascensore, nell'ascensore, e via per le scale e poi un itinerario nelle stanze, e poi ... prima un dialogo minimale, poi una liturgia drammatica nella domestica "rappresentazione" ... i nostri fedeli visitatori, ritornando, si aspettano le persone-personaggi già conosciuti, tipi teatrali da loro consacrati ormai avulsi dalla nostra scrittura scenica. Esigono, reclamano che si ripresentino, quasi i nostri allestimenti fossero ciclici. Cercano presenze costanti ...i momenti "classici": l'accoglienza in strada, il salotto-preludio, la visita all'archeologia precolombiana e ai dipinti, la svestizione, le apparizioni domestiche o fantastiche, il personaggio nel bagno o in cucina, l'immagine reale oppure onirica dei genitori, i corpi nudi fuggenti, il vis-à-vis nell'ascensore, l'intermezzo all'interno dell'opera, il convivio a cena o il brindisi, l'alternanza di crudeltà e "divertissements", silenzio e rigore interrotti da un quasi "théàtre farci ", silenzio e contemplazione interrotti da un urlo. Un finale e poi un altro e forse poi un altro ancora...
  

            Olga Macaluso  "Faust, la porta nascosta"
          
 Roma, 2000


IL TEATRO NEGLI APPARTAMENTI


Silvio Benedetto trasferisce il suo teatro da Buenos Aires in Messico e poi in Italia. 
"... il caso di Silvio Benedetto è quello di un autore che, dopo aver trascinato per il mondo le sue ossessioni cercando di convertire sale pubbliche in teatrini del suo inconscio, si è progressivamente ritirato su sé stesso fino a comprendere che nessun luogo è possibile alla sua messa in scena all'infuori dell'appartamento... " 

(da Teatro e Psicoanalisi, Umberto Silva, Roma 1979).

Dal 1975 il Teatro negli Appartamenti - una proposta di rigorosa ricerca - diventa un appuntamento romano continuativo nella sua casa di via degli Scialoja. "
... è un teatro suggestivo e in qualche modo ipnotico ... l'esorcizzazione dell'angoscia, in questi spettacoli, avviene con la restituzione del corpo alla sua innocenza ... ma incominciamo con la suggestione: al portone numero 6 di via Scialoja,attende i visitatori... "
(Giorgio Prosperi, Il Tempo, 1980)

  

 Il teatro di Benedetto, primo e conseguente promotore di questa particolare ricerca, è pensato espressamente per pochi spettatori, che divengono visitatori-ospiti ed in numero ridotto. Lo svolgimento scenico, in un ambiente familiare e quotidiano, ricarica simbolicamente stanze, oggetti, corpi, testi, offrendoli al percorso della memoria che lo spettatore è indotto a compiere. Un percorso che si offre come significante nel suo sistema di soglie, cioè di magiche aperture, chiusure di quegli usci da attraversare, da sbirciare o da rispettare; di corridoi e stanze tra luci, penombre, oscurità. Un cammino sospeso tra realtà e finzione, un gioco serio, un teatro dove ci si spia e dove si spia.

 

... "Coinvolgimento col pubblico? Ma non è questa la novità, qualsiasi teatro, qualsiasi spettacolo ha sempre cercato il coinvolgimento del pubblico, ha sempre fatto assegnamento sulla sua partecipazione in questo senso, l'abolizione dei confini tra platea e proscenio, praticata dall'avanguardia, ha aggiunto poco o nulla, ha solo esplicitato in forme materiali, non di rado banalizzandola, la "partecipazione". La novità può essere quando, invece di una partecipazione corale, collettiva si cerchi di provocare una partecipazione individuale ... dove non ti senti coinvolto tra gli altri, ma preso per mano - talvolta letteralmente - come singolo e messo di fronte alle tue reazioni. Sei tu veramente l'attore, colui che fa spettacolo, colui che è "guardato" da coloro che eri venuto a guar-
dare, e sei guardato mentre guardi, messo a nudo nella tua vocazione di guardone. Allora, se il grande nemico o il possibile effetto negativo del teatro tradizionale o d 'avanguadia, comunque a partecipazione "corale ", è la noia, qui il grande nemico o il possibile effetto negativo è l'imbarazzo ..."
 
(Maurizio Calvesi dai Quaderni del Teatro Autonomo di
Roma 1980 su "Santa Teresa d'Avila")

 

"...Come un intruso l'occhio dello spettatore vaga tra presenze che l'assediano con le loro ossessioni, ma un intruso cui è perentoriamente richiesto di esserne intriso. ". 
(da "II corpo e lo sguardo" di Umberto Artioli)

 

 

"... Una porta si apre e la nostra visione si trasforma ... Ecco la magia del teatro sintetizzata da Peter Brook. Nel caso di Benedetto, personaggio poliedrico al bivio tra teatro e pittura, la porta delle apparizioni è quella del suo appartamento romano in via Scialoja, 6 ... gli ospiti traghettati in ascensore da un sorridente, affabile, minuto Caronte giapponese sono già raggruppati nell'anticamera con il biglietto pagato a una suora, in attesa di iniziare il tour  dell'appartamento... "
(Nico Garrone, La Repubblica, 20 febbraio 1995)

  

 Silvia Di Blasi "Faust, la porta nascosta"
 Roma, 2000


"... un telefono suona in corridoio e uno di noi viene chiamato a rispondere. Poi via tra le stanze, dove si aggira il Professore vestito con un mantello nero. Porte che si aprono e si chiudono, candele o luci colorate che rischiarano gli angoli, una bionda dai capelli cortissimi che porta un bicchiere di vino rosso, una donna che appare come un folletto mettendosi a parlare ... il rubinetto di una vasca da bagno che lascia cadere una goccia il cui suono echeggia tra le maioliche e scandisce il tempo ..."
(Fabrizio Zampa, II Messaggero, 6 aprile 1998 )

  

 

Il convivio:
 la cena dopo teatro o il brindisi o l'offerta del vino inserita nell'azione teatrale è tipico e ricorrente nel teatro di Benedetto. 
... "Due appartamenti compongono la dimora di Benedetto, sopra si parla. si mangia, si legge. Sotto si fa l'amore, si sogna e si fa teatro. Attività queste ultime in rotta di collisione: pare sia molto problematico dormire, dal momento che Benedetto passa le sue notti ad allestire trappole mortali..."

(da Teatro e psicoanalisi,
Umberto Silva - Roma 1979)


"In una specie di ultimo atto dello spettacolo, gli attori raggiungevano
il pubblico nell'altro appartamento e offrivano loro da mangiare, aprendo il dibattito sulla serata. Il seguito di "Edipo e Follia ", prima
parte di "Itinerario corpo ", era "Amleto ed Edipo "...

(da'The Drama Review"
New York, 1980)

II luogo per eccellenza per Benedetto ed i suoi attori, è dunque l'appartamento. Ma fuori, "extra-muros"? 
"... fuori, spazi non tradizionali ma comunque "teatrabili": strade, piazze, automezzi, ex-carceri, ex-caserme, ascensori, bar, vani diroccati, cave di pietra, fornaci, hotel, licei, etc. Spazi utilizzati nella loro intera struttura (mai con un palco o "teatrino" in sovrastruttura) e sempre in percorso e in maniera itinerante, come al Fenelon di Parigi, allo Chateaubriand  o a Villa Medici di Roma...

(Silvio, in  un Bar qualsiasi)

  

...anche lo spazio tradizionale, va bene. 

Il teatro: con il suo palcoscenico e la sua platea, ma solo se è significante, se è coprotagonista: in "La Notte di Madame Lucienne" di Copi per esempio (Teatro Politecnico, Roma), la storia si intrecciava, comica e grottesca, tra i componenti di una compagnia teatrale alle prese con le prove del loro spettacolo nel loro teatro ... 

... ogni testo vive nel suo spazio... non andiamo a teatro per "far finta" di essere in una casa; non facciamo teatro in un appartamento per cercare un palcoscenico né tanto meno una quarta parete..."

(Olga Macaluso, Hauteville 1996)

 

(II Teatro negli Appartamenti avrà negli anni molti successi in festivals nazionali ed internazionali:  "Les intérieurs" a Parigi con "Santa Teresa d'Avila"; sempre a Parigi in "Mémories de Lycèes et de College" con lo spettacolo "La visita ", successivamente presentato a Fècamp in Normandia e al Palazzo Incorvaia per il Festival di Taormina; "La nave dei Pazzi" all'AIhambra di Granada; 
il "Macbeth" a Villa Medici a Roma, etc.)

 

 

"... L'antagonismo dei due personaggi è tale da esigere persino due luoghi "scenici" separati e "antagonisti" anch'essi, come in questo caso una sala teatrale ed un appartamento privato a debita distanza. La sala teatrale come punto di raduno, negazione del luogo teatrale, inizio del "gioco"; l'attraversamento della città come inquietante momento teatrale; l'appartamento privato, come luogo di incontro-scontro dei due personaggi..."
(Alida Giardina, "II diavolo", Quaderni del Teatro Autonomo di Roma)

 

 

"... la prima idea: non utilizzare né il palco né la platea del Teatro Sociale. Non un capovolgimento effettista, ma una nostra voluta esclusione causa la loro "non appartenenza ". Il palco "non è nostro ". Lo cediamo - appropriazione ed elargimento indebiti - agli spettatori-attori per una azione teatrale di sosta del nostro spettacolo itinerante (così ho fatto in Messico al Casino de la Selva nel 1967 o all'Anfiteatro Greco di Taormina nel 1980 o al Comunale di Carrara nel 1978). Facendo sì che questa negazione affermi il palco come "teatrabile". Così tutto il Tempio a cominciare dai camerini... "
(Silvio Benedetto, Quaderni 1999-2000)

 

 

"... il nostro "pubblico" va da dieci a venticinque spettatori nell'appartamento. Al Comune di Radicondoli il numero sarà di cinquanta, perché l'allestimento sarà: una visita-itinerante al Palazzo, lungo le scalinate e attraverso le stanze-mansion, con convivio finale nella Sala Consiliare. (Davanti alla cattedrale di Agrigento, per la Settimana Pirandelliana, nel mio allestimento della Sagra del Signore della Nave eravamo trecento tra attori e musicisti e loro, gli spettatori, più di mille. La mia regia li ha divisi, attori e spettatori, in piccoli gruppi, seduti in tante tavolate nella "taverna". Uno, tanti appartamenti sotto le stelle. Con noi c'era anche Ornar Khayyàn, con quartine e vino, a dire, sotto il notturno ciclo, che "... un sorso di vino è migliore della volta celeste, coppa del teschio del mondo "). I nostri spettacoli nascono nei luoghi da noi abitati: conosciamo ogni angolo, ogni oggetto. Le nostre movenze sono come una mano, dopo l'amore, che trova, al buio o alla luce ma ad occhi chiusi, senza esitare nel cadere del braccio, una sigaretta accanto al letto, sul pavimento, tra indumenti e libri. L'appartamento lo percorriamo senza bisogno di sonar. Lì il nostro teatro è un protoplasma, ciò che accade in cucina lo sentiamo all'ingresso e così via. È una nostra pelle. Ma fuori? Altrove il nostro teatro è l'ostilità col luogo, la rarefazione, l'assenza dei nostri oggetti, delle nostre tracce, la mancanza dei "...ti ricordi quando qui..." Siamo solo corpi recitanti, "nudi" ma sempre vasi comunicanti. Altrove ogni allestimento è nuovo. Si cambia tutto per mantenere tutto. Certo è che il maniaco regista cerca "muri suggestivi"; l'anziana signora "il suo" televisore e fiori freschi; la cantante la "sua " acustica; la ragazza la "sua " finestra; ma tutto si reinventa. Ora il luogo, "ostile" ma "teatrabile", è il Palazzo Comunale di Radicondoli, scelto da Anna e Nico e dove troviamo la gentile Giovanna... "
(Silvio Benedetto per "Quaderni 2000").
 

 


 
 


Il percorso con uno spettatore; un attore ed "il conduttore": 
Il conduttore anche se "temuto" è colui al quale ci si affida: in questa azione è protagonista soprattutto
 il silenzio, la pausa, 
il corpo: 


 

   

 

 

 

© SILVIO BENEDETTO by SIAE 2006 testo e foto

 

italiano

italiano castigliano francese - in preparazione inglese - in preparazione


Teatro Autonomo di Roma
 
TEATRO AUTONOMO DI ROMA

Alida Giardina in "Una donna spezzata"
(quaderni del Teatro)
 
PH. Alfio Di Bella

"Viaggio nel paese dei Tarahumara"
La Fornace (Roma, 1978)
 

"Prenotazione per l'inferno"
Dante part-time (Roma, 1999)
 

PH. Mariano La Cavera

"Viaggio nel paese dei Tarahumara"
Teatro del Vicolo (Palermo, 1978)
 

PH. Luisa Racanelli
Flavia Benedetto in "Edipo e follia "
 (Roma 1979) 
 

 

Alida Giardina in "Roberta stasera"
(Roma, 1980)
 

PH. Luisa Racanelli
Carlos, Gilberto, Marco e Alida 
in "Roberta stasera"
 
Silvio con Maurizio Mosetti in 
"Lucrezia Borgia"
Teatro Greco  (Taormina, 1979)
 
PH. Letizia Bataglia

Olga Macaluso in " Mémoire des Licées"  (Parigi 1988)
 

 

con Giusi e Tommaso in "La visita"
Fécamp (Normandia, 1988)
 

 

un disegno di Copi
 per Alida (Roma, 1986)
 


 TEATRO   SEGRETO
   

"Itinerario corpo" (Roma anni '70)
 

 

   IL TEATRO   MEDITERRANEO
 

PH. Riccardo Liberati

Massimo Verdastro in "Confessioni di
 una maschera"
(Cave di Cusa, TP 1980)
 

PH. Salvina Falsone
Piero Macaluso in "Racconti Medievali"
Agrigento, 1994

"La Sagra del Signor della Nave"
di Luigi Pirandello
piú di 300 componenti (attori, musicisti, cantanti, tecnici) per una regia di Silvio Benedetto per la Settimana Pirandelliana, Agrigento, 1996
  

PH. Luisa Racanelli
"Dioniso di inverno"
spettacolo intinerante nella cità
 Campobello di Mazara TP 1996
 

 

FESTIVAL  DI  TEATRO NELL CINQUE TERRE
 

La statuetta "Dioniso"
 
I lean i tempi du Strosciacareghe
di e con Silvio Bnedetto, 1976
 
EDIZIONE COMMEMORATIVA
 1975-2000
PH. Olga Macaluso
Piero Macaluso in "Caligola" di Camus
(regia Olga Macaluso)
 
PH. Luisa Racanelli
Silvia Di Blasi "El tango del desasosiego"