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LA FINE DELL´IRA È 
L'INIZIO DEL MASSACRO

SANGUE, POESIA, COLORE 

34 studi per 

 

 24 GRANDI PANNELLI CERAMICI



CENTRO POLIVALENTE
Campobello di Licata
(AGRIGENTO)

 

 

 



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STORY BOARD PER UN'ILIADE IN TERRA E FUOCO

   

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di Silvio Benedetto

"...Io sono la scena viva sulla quale
passano svariati attori che recitano
svariati drammi..."

(dal "Livro do desassosego
per Bernardo Soares"
di Fernando Pessoa)

 

 

   


DISEGNI PER UN'ILIADE IN PANNELLI CERAMICI
L'aedo diceva, cantava. Le sue mani, i suoi occhi, le sue intonazioni formavano in aria, col suo "cuntu", un istoriato cartellone virtuale.
Prima fu il verbo, poi il verso scritto e tradotto, trascritto e tradito. In pagina anche economica tascabile. Da lì rimbalza a me. Ora io consegno immagini senza voce, né didascalie. Né voglio che si configurino come didascalica voce, né come monito per quella guerra (o tutte) di Troia che fu di espansione mercantile e coloniale malgrado Criseide, Briseide ed Elena (riabilitata poi da Stesicoro -che era un siculo forse d'Imera- per rifugiarsi secoli dopo nel Faust).
Vediamo questi disegni dove la fine dell'ira significa anche l'inizio del massacro:
-Quale desiderio di bellezza
-Che bello quel guerriero morente...vien voglia di baciarlo! (nota 1)
-Che pathos in questo alzarsi, tese le braccia reggendo la bambina morta di Beirut! Maestro che cornice mi consiglia?

E via, così si dà voce a quelle immagini che ho voluto senza didascalica voce.

Ma il cuntu-racconto? Certo è pittura di racconto la "Storia della Croce" del grande Piero ad Arezzo; ma è anche racconto "pittato" la Cavalleria Rusticana del carretto bagherese o "Le gesta di Orlando" del carretto trapanese; e racconto sono anche le imprese di Eva Kant e Diabolik, nei fumetti delle sorelle "no me acuerdo". I miei disegni sono un fumetto senza fumetto, senza cioè quel fumetto che già usciva dalla bocca maya o quello in parole invertite dell'Angelo dell'Annunciazione di Lorenzetti.

Uno story board della mia Iliade. Iliade appresa in parole scritte poi filtrate dalle ciglia del mio magazzino immagini, poi pensate in ceramica ma realizzate infine con il linguaggio del disegno.

Così essa si presenta in questa attuale stazione con destinazione: Pannelli in ceramica, ossia ritradotti in un altro linguaggio.

   

E non solo. I pannelli saranno collocati antistanti ad una transitata via urbana, e la confusione stradale non sarà certamente miscellanea organizzata ed armonica come quella della Manon di Massenet; e non solo: a mò di vetrina della pescheria "Occhio vivo", l'acqua scorrerà  (trionfo tardo-bizzarro di un architett) sui ventiquattro pannelli di 65x65 cm con spessore di 3 cm. Veramente invece che "a mò di pescheria" potevo scrivere "a mò di terzo canto del Paradiso": "Quali per vetri trasparenti e tersi, / o ver per acque nitide e tranquille, / non sì profondi che i fondi sien persi,/. Ma in fondo il sipario d'acqua va bene, può essere velo trasparente come dannunziana Medusa marina, o meglio acqua del Fiume Xanto (nota: 2). Però quel fiume non era "scherzo d'acqua" nei giardini, ma rigurgito di schiuma e sangue misto.

ACTA MARTYRUM
Quali parole, senza uditori, sono rimaste scritte, volate chissà dove, o da me sacrificate? Certamente non si sono fatte immagini (nota 3) sui miei fogli Fabriano gr. 300 e più, 50X50 cm.

Cosa ne è stato dell'elenco delle navi, documento prezioso ma anti-pittorico? (nota 4)
Cosa ne è stato delle descrizioni ambientali (nota 5) e delle dimore signorili (nota 6) di Priamo a Troia? Degli oggetti (nota 7), degli attrezzi? (nota 8)
Cosa ne è stato delle armi? No, delle armi so: come sono, cosa ne è stato, che ne sarà.
E dove le analitiche taglie Marzotto: "...se stavano in piedi Menelao sovrastava con le sue ampie spalle, se invece sedevano entrambi, il più imponente era Odisseo..." Cosa ne è stato dello scudo di Achille forgiato da Efesto nell'unica pausa notturna; quell'opera d'arte virtuale, immagine del mondo e della vita, dove l'uditore-lettore fa zapping? Solido, invincibile contro il quale non potè nemmeno Flaxman.

Quali segni in matita (tav. A), quali trasparenze in anilina o gouache (tav. B), quali pastosità in olio (tav. C), quale pulviscolo di inchiostro e pastello (tav. D), quale minimale action-painting (tav. E, E bis, E tris), saranno da me sacrificate nel passaggio ai pannelli ceramici? (nota 9)

Cosa ne sarà dei miei ritratti psicologici di Priamo e di Achille ne "il riscatto di Ettore" ? (tav. I)  
Cosa ne sarà dell'obliquo sguardo di Ulisse nella Teicoscopìa? (tav. II)
Cosa ne sarà della soggiunta sonnolenza-quiete post coitum degli dèi? (tav. IlI)
Cosa ne sarà di Ettore nudo disarmato dalla paura, fuggendo, quasi volando come paloma sotto l'occhio della aquila? (Tav. IV)
Cosa ne sarà dei miei nudi ora anatomie-armature, ora corpi senza armi? (tav. V) (nota 10).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

Che fine faranno le sottili ragnatele in Koh-i-noor H, i grassi segni del 6 B (tav. VI), le incisioni argentee del bisturi F ? (tav. VII)

Qui, nel foglio tutto scorre. Là, nello smalto sopra il cotto, tutto succhia. E la ceramica per me non è "mattonelle lista-nozze" ma Terra e Fuoco e comunque non consegnerò, come descrivo in questo "acta martyrum", a quel fuoco questi miei ventiquattro disegni, ma li "tradurrò". Sarà un'altra cosa.

SULLE FIGURE - IL DETTO ED IL NASCOSTO

"odioso mi è colui, come le porte dell'Ade, 
ch'altro nasconde in cuore ed
altro parla"
(II. IX, 312-313)


L'epico non è metafisico ma materialista. Niente catarsi né empatia. Assente l'interiorità, 
presente l'esibizione della forza. (tav. VIII) I corpi sono corpi e basta. Son questi paesaggi arcaici dove l'interno e l'esterno coincidono.L'Iliade è lineare e frontale (laddove l'Odissea è curvilinea e obliqua).Ma il mio sguardo non può essere così: nei miei personaggi, né azione né quiete ma malinconia e conflitto interiore. Conflitto questo, che se costretto all'azione esige "un fuor di sé".

Certo è che una cosa è la guerra d'aggressione ed una altra cosa è una guerra di difesa (e noi diciamo con Euripide: "Onore ai vinti!" mentre gli dèi ridono) (tav. IX). Pertanto la mia Iliade tiene più conto di ciò che germoglia nel libro XXIV tra la supplica di Priamo e la commozione di Achille, che non di quegli eroici atti di esibizione di potere, e presta più attenzione ancora a quella famosa emblematica contrapposizione tra Achille e Ulisse, nel libro IX, (l'invettiva del figlio di Teti è comunque contro Agamennone e la sua cupidigia) ossia tra il diretto e visibile versus il nascosto e mendace. Ed è questa contrapposizione, già accennata, anche come coinvolgente il lineare ed il curvilineo, che mi conduce verso l'opera (impregnando molti miei disegni anche se, loro malgrado, alcuni sono costretti, coinvolti dal sangue schizzato, a quel già nominato "fuor di sé"). (tav. X)

Certi disegni scaturiscono d'impulso, di getto, espongono cioè senza filtri ciò che è manifesto; altri diaframmano sul visibile, o addirittura nascondono l'inconfessabile. Comunque in tutti: la techn'é. Mentre disegno, sbirciano il foglio, dietro di me, Socrate ed Ippia.

 

 

 

 

 

 

 

 

   


SUL VOLTO

La maschera di feroce paura con la qua-
le ci guardano i vecchi, si trasforma in
grottesca smorfia di sorriso se a nostra
volta li guardiamo.
Guardati da noi. Ma con quale espressione?
(da "Pure il bianco sporca"
di Silvio Benedetto)


II volto, l'espressione non danno pertanto segnali didascalici esterni (nota 11): segno l'enigma (tav. XI), l'urlo (tav. XII), l'estasi (tav. XIII), la quiete (tav. XIV)

SULL'AZIONE
Nel fermo palpita l'istante prima dell'azione. Il conflitto è ancora dentro. Il teso immobilismo. Concentrazione dell'animale prima dello scatto. Il fotogramma dell'azione coglie l'istante del colpire (tav. XV) e a volte si vede un volto stupito per l'aver dovuto colpire. Quasi che l'azione non segua il cuore. Ancora malinconia e tortura interiore. 

...Se con un gesto qualsiasi i personaggi lasciano intendere il contrario di quel che dicono, bisogna pure che dicano qualcosa perché tale contrario si manifesti. Ma i personaggi dipinti non parlano, (nota 12
"...menzogna è esprimere con segni esterni il contrario della verità...e questo può accadere non solo con la parola ma anche con i gesti..." (nota 13)

SUI PERSONAGGI
I personaggi restano chiusi nei fogli, in sé stessi, confinati e sconfinati (nota 14) quasi un'agorafobia pur nel mezzo della battaglia; bloccati come lokanaan nella cisterna-scenografia, mentre irrompe invece e trionfa la musica nella Salomè di Strauss; implodendo nella pagina, mentre esplode il segno, la pittura. O almeno spero.

INTERMEZZO - COMMEDIA DELLA SEDUZIONE
A proposito di lokanaan. Chiederò, esigerò la mia testa a me stesso, un "me" danzante come Salomè (nota 15), se tradirò il rigoroso codice della pittura-pittura per la tentazione del blando effettismo letterario. Per volontà di verità e per sfuggire alla seduzione sono convinto. E sarò mendace e seducente -sic- (mi sono guardato in un lucente piatto d'argento sotto la luna e mi sono trovato attempato e con le phisique du rôl per la verità più adatto ad un calvo Erode (nota 16): Credo che farò, così avvinto-non dovevo guardarmi-soltanto la danza dei sette peli).
Non sono adatto alla danza ma mi difenderò. 
Farò un'ecatombe non di cento buoi, ma di cento suggestioni ammiccanti. Niente retorica. E dunque la pittura sarà pittura ed il segno segno: Pulchritudo innata senza ornamenti. Così facendo la mia testa non mi sarà offerta su di un piatto del "Rio de la Plata", sulle ultime "Quejas" di un Bandoneon di un tango, per dirla in "cocoliche''. (nota 17) Guardiamo ancora i disegni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   


SULLE ARMI
Hollywood è lontana e qui a Roma Rancati lasciò i suoi  capannoni (ora del Teatro India). Niente attrezzeria; niente armi? No. So dove stanno, come sono e dove continueranno ad esistere. E poi il metallo è così presente! Il ferro ed il bronzo convincono più che le parole (tav.XV).E poi che fascino!

Il metallo si impone per forma pura nel fendente e per forma scultorea nella corazza e nell'elmo (tav. XVI).
Il metallo-corpo e la loro simbiosi, così come nel mio teatro e nelle mie sculture, ritorna ancora: un'anatomia in metamorfosi. Il freddo calore e la morbida durezza. A proposito dell'appropriarsi delle armi del nemico abbattuto: trofeo d'onore? 
"...cuando manyés que a tu lado 
se prueban la ropa
que va a dejar... 

(da "Yira, Yira" Tango 1930 de
Enrique Santos- Discépolo)

SUI COSTUMI
Quando la veste c'è, il corpo pulsa sotto e traspare (tav. XVII). Sartoria? No, grazie (nota 18). Non voglio datare o meglio distrarre il nudo dramma umano. Non è luogo di drappeggi decorati dipinti con millantatrice abilità. Tutt'al più un drappo solitario vola per allontanarsi dall'orrore, dallo scempio.

SUL COMPORTAMENTO
Ri-passeggio nell'Iliade osservando il comportamento umano. Non stigmatizzo il bene ed il male. Troppo tardi. Passeggio quasi come uno Schnitzler transita il suo secolo, nella sua Vienna (nota 19).

SULLA SCENA
II set è il foglio. I disegni uno story board che si esaurisce in sé stesso.Il paesaggio -così nella mia Divina Commedia-non lo riproduco. Né i luoghi. La scena s'azzera per dar luogo a che l'uomo sia locus. (Un minimo soltanto di oggetti, d'attrezzi indispensabili per l'azione).

SUL SUONO
II suono? No aspetta, no. Il bromuro d'argento nel methol-sulfito dell'immaginazione si pigmenta in immagine, a volte, senza sonorità; altre-come in un'ecodoppler arterioso dei vasi epiaortici- le immagini eccheggiano di rigurgiti, gorgoglii fantasmagorici, battiti e sfiatamenti amplificati; ora ogni overdub scompare e restano solo corpi carnali e cavalli carnali colpiti, abbattuti, cadenti, come in sogno, come corpi morti cadono in un film di Kurosawa o di Bresson. Una morte vellutata resa sensuale dal ralenti. Ora , di colpo, lamenti e rumori di ferraglie trascinate, rialzate, ricadenti e rimbombanti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   


SULLO SPETTATORE E VERSO LA CONCLUSIONE FORSE
L'opera è questa. Il canto è stato volutamente frammentato, reso qualche volta afasico, altre solo fonema e ancora ebefrenico, altre lucido dire. Così vuole la creatività. (Così si dovrà rifare, all'inversa, per rendere i miei disegni giudizio scritto). 
Il testo scritto è stato assunto a testo figurativo per disseppellire, tacendo i codici letterario-filologici, emozione ed immaginazione, e così sotterrare le memorie scolastiche. Emozione e ragione. O meglio emozione, ragione e decodificazione pittorica. Comunque bene. Staremo a vedere. Pregherò qualche Agatodèmone mentre gli dèi si divertono, giocherelloni beffardi e bugiardi ma sottomessi, alla fin fine, al fato.
Si divertono anche oggi.

OGGI LUGLIO 2001

"L'amore non entra in questo Palazzo. 
E' vietato amare in questo Palazzo. I re di 
questo Paese regnano nel più assoluto e 
universale disprezzo."
(da "Escurial" di Michel De Ghelderode)


Oggi che l'intelligenza desidera inabissarsi in un inospitale Mar Nero, in un "axenos" tossico di idrogeno solforato, per riemergere comunque corrosa da Tetanus, in questo secolo superbo e sciocco, dove trionfa l'apàte, i miei disegni fanno ridere, perché trasudano dai pori di cellulosa agape e pietas. 

ANCORA OGGI, LE SOLEIL NOIR

"Benché la brutalità di poliziotti la inorridisce,
Pelagia Vlassova dichiara che non
giudica abusiva la violenza dello Stato ma
quella di suo figlio."
(da "Madre Courage e i suoi figli" di
Bertold Brecht)


Secolo superbo e pullulato da rampanti trentenni della New Economy (nota 20) mentre dall'Argentina arriva nuovamente "olor de botas"; il Papa ammonisce i ricchi ma i forzieri Vaticani non si aprono ; il discreto fascismo della borghesia arma la mano di chissà chi, con demagogica sistematica macellagine; mentre a Genova, durante il G 8 - gioco grande, globale, roba pesante insomma, "a las 5 de la tarde" giace morto un giovane, e -alla radio alle ore 19,34 - ascolto, durante il mio tragitto autostradale con Renault Cangoo, che ancora resta a terra, il cadavere sorvegliato da carabinieri con scudi che non difendono il cadavere di Patroclo; mentre a Palermo, vicino alla Chiesa S. Maria dell'Ammiraglio (detta anche della Martorana) dove splendono tre culture (in piazza Tres Culturas, in Messico, a Tlatelolco, nel '68, ci fu un massacro), nei pressi del resuscitato Teatro Bellini, sotto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

un fu raffinato balcone in baroccheggiante ferro battuto, prosciuga "pani ca' meusa" sopraffacendo col suo succhiare e col suo schiocchettare di labbra sbrodolate, l'eco fantasma di un minuetto gattopardiano. Chi? Una signora che "tiene blanco los cabellos y brillantes las pupilas" mentre batte il marciapiede lo zoccolo di un cavallo, anch'esso attempato, legato alla non sua carrozza cadenzando anch'esso chissà quale tempo, chissà quale minuetto mentre dal vicolo Marotta, accanto all'Hotel Centrale, arriva un urlo indefinito e sanguinante ed è per questo e per quell'altro che l'Etna - il Mongibello s'annervau che tutto dall'alto vede, si incazza e getta quel che vuole da tre  e più bocche, ed anche la Liguria s'arrabbia ed il libeccio increspa il mare ed i cuori sino alle Cinque Terre; mentre la nuda virtus-veritas viene seppellita dalla nuditas criminalis e Aiace ancora lotta senza corazza gettando massi, da buon protogreco, per poi impazzire per colpa dell'Astuto; mentre io passo al post-scriptum...

POST-SCRIPTUM I
Nel prossimo scritto cercherò di far meglio. Tornerò. (nota 21)

POST-SCRIPTUM II
Volver 
con la frente marchita 
las nieves del tiempo
platearon mi sien

("Volver", tango 1934 - Gardel y Le Pera)


POST-SCRIPTUM III
Cuando rajés los tamangos 
buscando ese mango 
que tè haga morfar...
la indiferencla del mundo
que es sordo y que es mudo
recién sentiràs

("Yira-Yira", tango 1930 di Enrique
Santos Discépolo)


POST-SCRIPTUM IV
Aunque tè quiebre la vida
aunque tè muerda un dolor
no esperés nunca una ayuda.
ni una mano, ni un favor
zàn, zàn!
(sol, do!)

EPODO I (SENZA CANTO)
Cambierò tutto, forse.
Al di qua del bene e del male.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   


EPODO II
Confermo l'intera quaestio.
Ipse dixit.

ACTA
(Acta la vista) Tra Roma-Riomaggiore-Roma. Luglio 2001


Silvio Benedetto

 
   

NOTE

pag. 1 - nota 1
"Quasi come io bacerei la fredda, palpitante, silente Ilaria Dal Carretto".

pag. 2 - nota 2
Omonimo del cavallo che parla, come Orazio a Clarabella.

nota 3
O forse qualcuna fu raccolta per essere scolpita sulla Tabula Iliace.

nota 4
Cosa ne è stato dell'assai meno epica cartella cllnica del Policlinico Umberto I a Roma - II Medica dell'8 maggio.2001. letto nº 107, ossia la mia, dove si elenca: 180/110 mm Hg; congestione venosa e qualche segno di incrocio A.V., incremento di glicemia, creatininemia, vertigini audiovestibolari, ventricolo sinistro ipertrofico, rigurgito mitralico e tricuspidale, vasi epiaortici inspessiti, Helicobacter Pylori,estroflessioni diverticolari lungo tutto il colon, pareti del viscere ipoelastiche, idronefrosi del rene sinistro per la presenza di calcolo 2,5 incuneato, altre formazioni litiasiche e cisticorticali?
(chi di pubblico-privato ferisce, di pubblico-privato perisce).

nota 5
Nella fuga di Ettore attorno alle mura:
"...Lì stanno loro a ridosso comode vasche belle, tutte di pietra, dove le vesti preziose lavavano le mogli e le belle figlie di Troia) (II. XXII, 153) 

nota 6
II Palazzo di Priamo a Troia col suo insieme di cortili, abitazioni, scuderie, rimesse e magazzini.

nota 7
ad esempio la Coppa di memoria micenea:
"...Ed una Coppa bellissima, che il vecchio (Nestore) si portò da casa, tempestata di borchie d'oro: i manici della Coppa erano quattro, e intorno a ciascuno saltabeccavano due colombe d'oro..." (II. XI, 632)

nota 8
E' di esempio l'arpione che nell'ultimo XXIV, 81:
"...Calò verso il fondo, simile a piombo che versato nel corno di un bue da pascolo 
scende fra i pesci voraci, portando loro la morte...' 

nota 9
Son sicuro che nasceranno ceramiche a tecnica mista, rompendo, aggiungendo, graffiando, e chi sa che. Me gusta el cachibache.

nota 10
Assenza questa che ne "I Saettatori" di Michelangelo, inquietò Panosfski: Gli arcieri, pur nella postura di tiro, sono sprovvisti di archi, ma tuttavia le frecce sono infisse nel bersaglio, nella erma.

pag. 4 - nota 11
Avete visto i volti estraniati di chi uccide nelle raffigurazioni dell'arte vascolare? Gli Ateniesi combattono con eleganza e serenità di espressione contro le Amazzoni (cratere attico) e Achille gioca ad una sorta di dama con Aiace (anfora di Vulci) con la stessa impassibile espressione con la quale uccide Ettore, d'ira invaso (tardo VI secolo A.C.) 

nota 12
Per far contento Ottavio-Klossowski per legge di ospitalità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 
nota 13
w.w.w.tommasodaquino.com
"...est antem mendacium
cum aliquis exterius
significat contrarium
                 veritati"
(Summa theol. ii, II q. 93. a. 1)

nota 14
Così come i personaggi danteschi nella mia Divina Commedia, nella Valle delle Pietre dipinte.

nota 15
Salomè ballò per errore o perché la sconfitta le rode?
-Dì, capita zione! (disse ad Erode e poi fece un ghigno coll'occhio che costui non vide perché lei era ancora provvista di velo. Erodiade fece un'incomprensibile smorfia che nessuno vide) 

nota 16
Erode, colui che dai Magi d'Oriente fu ingannato.

nota 17
In questa storiella scritta a Roma Flaminio il 20 luglio in un lunedì in cui si Sofflocla dal caldo:
chi è il tritagonista? Chi l'autore? Chi l'eteronimo?

pag. 5 - nota 18
Né tutte bianche né nere (tanto l'assassino si sa chi è); né Guelfi né Ghibellini; né Gueli né Smiragli; né Montecchi né Capuleti, anche se le vesti-come i  capelli e le armi-di qua e di là erano diverse. Nemmeno semplificazioni "universali". (La "Fucilazione in Corea" di Picasso è un brutto dipinto ridondante. Guernica bastava). 

nota 19
Così nella mia Divina Commedia.

pag. 6 - nota 20
Non rampanti come il Barone, causa lumache, di Calvino.

pag. 7 - nota 21
"Il mestiere di scrivere" di Raymond Carver

 

 

 

 

 

 

 

 

   

DISEGNI A TECNICA MISTA DI SILVIO BENEDETTO

Un progetto per un Iliade su pannelli ceramici policromi, da una proposta di Calogero Gueli, da realizzarsi con l'aiuto di Olga Macaluso, nella trasposizione e nella discussione creativa, con quello di Pino Concialdi, per le soluzioni tecniche, e con quello di Silvia Di Blasi per le campiture ceramiche non storiate.

Silvio Benedetto si è avvalso, per creare le sue figure, di modelli dal vivo, immaginari, di fotografie da lui stesso scattate e di altre realizzate da Mariano La Cavera, Olga Macaluso, Luisa Racanelli, Silvia Di Blasi e Alfio Di Bella. 
Le persone raffigurate sono: 
Enzo Albanese, Alice Amideo, Flavia Benedetto, Giovanni Benedetto, Mariano Benedetto, Silvio Benedetto, Hedi Bonanini, Bonati, Ciccio Busacca, Adela Caldarella, Dario Cantarelli, Silvia di Blasi, Di Giovanni, "Franchino", Irene Falsone, Alida Giardina, Gloria Liberati, Riccardo Liberati, Luisa lo Verme, Olga Macaluso, Piero Macaluso, Giorgia Piombini, Eliana Pizzichi, Luisa Racanelli, Joerg Schaden, Elena Tegaldo, Giovanni Tripi, Beppe Uccellani, Massimo Verdastro, Carla Villagrossi, Gilberto Vitali.

 
   



   

© SILVIO BENEDETTO by SIAE 2006 testo e foto